Si è da poco concluso il 35° Congresso Nazionale di SIGOT, la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio. Coopselios è stata presente e ha partecipato attivamente con diversi contributi.
I colleghi, dott. Davide Zenaro, Infermiere Specialista di processo dell’Area Tecnica Socio-sanitaria della cooperativa, e la dott.ssa Natalie Rochon, Infermiera Responsabile Cura e Assistenza (RCA) presso la RSA “Felicia Bartolotta Impastato” di La Spezia, hanno relazionato rispettivamente su due tematiche attuali e rilevanti.
Rochon ha affrontato un tema di grande attualità: “Assistenza in RSA: cosa è cambiato e cosa è necessario”, per ragionare dei cambiamenti imposti dall’emergenza Covid-19 insieme al dott. Alberto Castagna, membro del Comitato Scientifico Nazionale SIGOT.
Zenaro ha presentato il tema “L’infermiere di famiglia e di comunità: competenze e possibili scenari”; si tratta di un interessante focus su quanto l’Infermiere di famiglia e comunità svolga effettivamente una serie di attività trasversali in grado di promuovere integrazione e attivazione tra i vari operatori sanitari e sociali e le risorse sul territorio, utili a risolvere i problemi legati ai bisogni di salute.
La relazione ha messo in risalto la rilevanza della figura dell’Infermiere di comunità o di famiglia che, lungi dall’essere una mera figura assistenziale in appoggio al Medico di Medicina Generale, rappresenta una figura professionale che, in coordinamento con le altre figure, partecipa alla rete integrata territoriale.
La stessa rete, poi, prende in carico in modo autonomo la famiglia, la collettività e il singolo, ricoprendo anche un ruolo proattivo nella promozione di una cultura della salute e dell’educazione sanitaria per la persona sana, la famiglia e la comunità, tramite l’insegnamento dei corretti stili di vita e di comportamenti adeguati.
La relazione ha stimolato riflessioni utili e ha ottenuto grande interesse da parte di tutti i partecipanti; sulla base di tali evidenze, il Presidente Nazionale Sezione Nursing SIGOT, dott. Giancarlo Proietti Necci e il Vicepresidente Nazionale Sezione Nursing SIGOT, dott. Gian Luca Ottomanelli, hanno deciso di programmare un prossimo incontro con il relatore per ampliare l’argomento.
Inoltre, è stato presentato e pubblicato negli atti di Congresso l’abstract di una ricerca di estremo interesse ad opera di un composito gruppo di lavoro che vede presente il collega Direttore Sanitario dott. Carlo del Prato (insieme al team coordinato della Prof.ssa Mariangela Rondanelli della Università di Pavia).
L’abstract, dal titolo “A favorable effect on nutritional status of 12-week tailored texture-modified sous-vide cooking meals in institutionalized elderly women with oropharyngeal dysphagia: an intervention study”, è pubblicato sulla rivista Geriatric Care (Vol.7, Issue 1 di giugno 2021, atti di Congresso nazionale SIGOT).
Lo studio ha potuto verificare gli effetti positivi di un prodotto, un particolare alimento funzionale prodotto dalla società So.Víte di Giussago (PV), su pazienti anziane affette da disfagia (che non sono, quindi, in grado di soddisfare le loro esigenze energetiche, micro e macronutrienti per vari cause e quindi sono ad alto rischio di malnutrizione); le anziane coinvolte risiedono presso strutture di lungodegenza della provincia di Pavia (alcune delle quali gestite da Coopselios) e l’alimento è stato somministrato per 12 settimane.
La disfagia è un disturbo che consiste nella capacità ridotta o alterata di masticare il cibo e inghiottirlo facendo progredire correttamente il bolo alimentare nel tratto gastrointestinale. Si tratta di una problematica abbastanza diffusa fra i residenti delle RSA, i pazienti in assistenza domiciliare e alcuni ospedalizzati, specie in caso di ictus, malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer, tumori, problemi cardiovascolari.
Il cibo sottoposto a osservazione è un particolare alimento a consistenza modificata bilanciato in macro e micronutrienti, e preparato con tipologia di cottura sottovuoto a bassa temperatura con raffreddamento in continuo, per mantenere inalterate le caratteristiche chimiche, fisiche e organolettiche, rendendo minima la dispersione di nutrienti che si può verificare nelle cotture convenzionali.
Lo studio ha verificato le conseguenze positive della somministrazione del nuovo alimento su una serie di parametri fra i quali l’assunzione di cibo, l’apprezzamento del pasto, l’indice di massa corporea (BMI), la prealbumina, l’albumina, l’acido folico, etc. dimostrando che nelle persone anziane affette da vari gradi di disfagia in long term care presso le strutture è in grado di migliorare lo stato nutrizionale, di migliorare gli indici di funzionalità e mantenere il peso corporeo.
Uno studio interessante che avrà applicazioni pratiche di notevole valore, anche nel migliorare la qualità della vita delle persone con fragilità.
Siamo lieti di aver contribuito in modo sostanziale a questo importante appuntamento e, più in generale, allo sviluppo di know-how tecnico che consentirà di garantire una più alta qualità della vita, diffondendo e condividendo best practice tese a implementare un processo di cura che incontra davvero le peculiarità dell’individuo e le esigenze della comunità.